venerdì 26 novembre 2010

Paperino legge il Mein Kampf!




Sì sì, e per tutta la durata del cartone lancia raffiche di “HEIL HITLER!” (nella sua caratteristica voce paperinica), accompagnati da altrettanti saluti nazisti. Ma cosa stiamo, scherzando?

Certo i più precipitosi potrebbero ripensare subito alle voci che da tempo circolano su Walt Disney, secondo le quali sarebbe stato un simpatizzante filonazista.
In realtà buona parte della enorme diffusione di tali voci è da attribuirsi a Marc Eliot, uno dei suoi tanti biografi, che nel libro del 1993 Walt Disney. Il principe nero di Hollywood” (Bompiani, Milano 2004) presentò al pubblico un Disney antisemita, nazista e agente in incognito dell’FBI. Tali affermazioni poi furono smentite dalla famiglia, da ex collaboratori e da vari agenti federali, in un ampio dossier destinato alla difesa della memoria del creativo statunitense.
Un altro dato certo, poi, è la denuncia che Disney in persona presentò nel 1947 al Comitato delle Attività Non-Americane (quello del famoso senatore McCarthy), secondo la quale molti dei suoi dipendenti sarebbero stati dei simpatizzanti filocomunisti. Tale denuncia può nuovamente essere spiegata in altri termini (pare che Disney fosse in cattivi rapporti con loro fin dagli scioperi del ’41), ma il sospetto a dire il vero rimane; pur senza avventurarsi in fantasiose teorie della cospirazione, basta vedere come erano caratterizzati i personaggi non bianchi nella sua vecchia produzione per trovare un approccio al multiculturalismo quantomeno... antiquato. Forse non sarà stato un simpatizzante nazista, ma le idee del celebre inventore di Topolino non erano certo le più progressiste!




Ma quindi, se si esclude la pista del Walt nazista, come ce lo spieghiamo questo Paperino che legge il Mein Kampf? Presto detto; la Disney tra il ‘42 e il ‘45 fu coinvolta in prima persona dal Dipartimento di Stato USA nel conflitto mondiale, nel ruolo non secondario di produttore di filmati didattici per ogni divisione dell’esercito, e di propaganda rivolta a combattenti e pubblico. Il colosso dell’animazione infatti godeva in quel periodo di una popolarità enorme e decisamente trasversale, in quanto i disegni animati all’epoca non erano ancora considerati un prodotto strettamente per l’infanzia; erano anzi visti da adulti e bambini in egual misura. In questo modo, sottoponendo la propria azienda a turni massacranti di superlavoro (sembra che furono prodotte qualcosa come 68 ore di filmato durante l’intera guerra), Disney pubblicò, su richiesta del governo, cartoni animati di ogni tipo: da quelli che insegnavano tecniche di produzione degli aerei ai nuovi assunti della Lockheed Martin, a quelli che ammonivano i contribuenti americani sui rischi dell’evasione fiscale. Molti film di argomento prettamente tecnico rimasero top secret per anni, ma numerosi altri di mera propaganda videro una grandissima diffusione tra le forze armate e il pubblico in patria; questo è il caso, tra gli altri, di Der Fuehrer’s Face. In questo corto del 1943 il povero papero è ritratto come un incolpevole abitante della germania nazista, indottrinato e forzato dalla minaccia di onnipresenti soldati armati di baionetta a turni di lavoro allucinanti in catena di montaggio, interrotti solamente da ridicoli esercizi ginnici e costanti saluti a ritratti del Führer. Il ritmo di lavoro però a un certo punto aumenta in modo insopportabile, fino a quando lo stressatissimo pennuto sbrocca definitivamente e comincia a vedere bombe canterine e razzi serpentiformi, ma per fortuna era tutto un incubo! (Ma và? Un espediente narrativo INCREDIBILE! Però va bene dai, nel ’43 magari era ancora nuovo... Forse.)
Il tutto si conclude con Donald che abbraccia una statua della libertà in miniatura nella sua cameretta tutta a stelle e strisce, felice del suo essere un cittadino americano.

Vediamo quindi Der Fuehrer’s Face:



Per ulteriori info: QUI, QUI, QUI, e QUI (ma è in tedesco).

E per finire qualche altro cartone a tema, anche non disneyano:
The Ducktators (Warner Bros)

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